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1.
The article explores the efforts of Marinetti's futurists, Sarfatti's Novecento movement, and the Tuscan circle that propounded strapaese to shape a cultural basis for Italian Fascism. The first two movements sought to become an official art for Fascism, while the third sought to produce a culture that would remain true to Fascism's origins in 1919, but all were in different ways 'modernist' movements and they are therefore contextualized both in terms of the challenge presented by Fascism and those faced by their modernist counterparts elsewhere in Europe. It is argued that the three movements enjoyed some success in the 1920s but were effectively shut down by the rise of the intransigent Right in the 1930s. Yet it is also argued that they needed the regime because they were too weak by themselves to assert the principle of artistic autonomy in the face of an internationally ascendant commodity culture. L'articolo esplora i tentativi dei futuristi facenti capo a Marinetti, del movimento Novecento di Sarfatti, così come del circolo toscano detto di Strapaese, nel costruire e definire le basi culturali del fascismo italiano. I primi due movimenti cercarono di costituire un'arte ufficiale del fascismo, mentre la terza si protese a far nascere una cultura che rimanesse legata alle origini del movimento fascista del 1919; ma tutti erano, in maniera diversa, movimenti 'modernisti' e sono qui tra l'altro posti sia nel contesto del cambiamento, nel clima politico e culturale, rappresentato dal fascismo che in quello degli altri movimenti modernisti europei. Viene messo in evidenza che i tre movimenti ottennero un discreto successo negli anni venti, ma furono censurati da una destra intransigente che emergeva negli anni trenta. Tuttavia, è possibile affermare che tutti e tre i movimenti avevano bisogno del Regime perché troppo deboli ed incapaci di consolidare un principio di autonomia artistica nei confronti di una emergente cultura consumista nel contesto internazionale.  相似文献   

2.
The article examines a constellation of intellectuals working in 1960s and 1970s Italy who are neither aligned with the extreme political projects of those years nor symptomatic of the perceived collapse in relations between high culture and politics in this period. Instead, Vittorini, Sciascia and Carlo Ginzburg are taken as illustrations of a fertile 'neo-rationalist' tendency in culture-politics relations, at once a reprise of strands from the Enlightenment, an attempt to move beyond Marxist cultural politics and a response to the spread of new intellectual disciplines. Vittorini is shown as laying the groundwork for this tendency, and Sciascia and Ginzburg as putting it into practice through hybrid discourses between narrative, politics, law and history. Finally connections are suggested between this tendency and a longer line of liberal intellectual practice, going at least as far back as the Partito d'azione group of the 1930s and 1940s. L'articolo prende in considerazione un gruppo di intellettuali italiani tra gli anni sessanta e settanta i quali non sono nè allineati con i progetti politici più estremisti di quegli anni, nè sintomatici di una sensazione di collasso imminente nei rapporti tra la cultura di alto profilo ed il mondo della politica, in questo periodo. Al contrario, Vittorini, Sciascia e Carlo Ginzburg sono qui considerati come promotori di una fertile tendenza 'neo razionalista' nei rapporti tra cultura e politica, caratterizzata da un unico tentativo di riappropriarsi di alcuni aspetti dell'illuminismo, di proiettarsi al di lÀ di una cultura politica marxista e di rispondere alla diffusione di nuove discipline intellettuali. Vittorini viene qui considerato come il fondatore di questa tendenza, mentre Sciascia e Ginzburg sono indicati come i prosecutori di questo modello culturale ibrido, prodotto dal convergere di varie discipline: narrative letterarie, politiche, legali e storiche. Infine, vengono indicate connessioni tra questa tendenza 'neo razionalista' ed una più ampia e tradizionale cultura intellettuale e liberale, che ha le sue origini nel gruppo del Partito d'azione negli anni trenta e quaranta.  相似文献   

3.
The view of a largely monolithic, 'totalitarian' regime and society in Fascist Italy (which still carries a lot of conviction with an influential group of historians) has been challenged from a number of different viewpoints. The common denominator of this sceptical approach is that, in spite of whatever ideological intentions the Fascist leadership or movement had vis-à-vis the totalitarian transformation of Italian society, the regime failed in establishing deep,enduring structures of social control and active consensus. This article focuses on the Italian regime's (abortive) attempt to substitute the traditional web of allegiances which operated in Italian society with a new, unitary sense of loyalty to Fascism. The main problem identified here is what we may call mussolinismo – the growing tendency of the system to rely on Mussolini's personal decisions and initiatives, often in contradiction to the initial spirit of Fascism or to the views of prominent Fascist figures (Bottai, Balbo, Grandi, etc.). But the article also explores the reasons behind the apparent inability of the dissidents within the Fascist hierarchy to contemplate active opposition to Mussolini – something that happened only on the eleventh hour, in July 1943. Through examining the (often critical) views of important Fascist figures about the regime's political direction (nature of the regime, Axis alliance, etc.), a more complex sense of loyalty to the Duce personally emerges – a form of loyalty that remained non-rational and essentially tautological to the notion of loyalty to Fascism itself. This explains why, in the dramatic July 1943 Grand Council meeting, the vote against Mussolini could for the first time be contemplated in the face of total Fascist collapse as an act of repudiating Fascism as a whole. L'idea di che esistesse una coesione monolitico 'totalitaria' tra regime e società nell'Italia fascista (la quale è ancora di gran lunga diffusa in un gruppo influente di storici) è stata critica da diversi punti di vista. Il comune denominatore di un tale scettico è che, rispetto a qualsiasi motivazione ideologica che la classe dirigente fascista o il movimento stesso ebbe nel tentativo di trasformare la società italiana secondo un indirizzo totalitario, il regime fallì nel costruire strutture radicate e durevoli per ottenere il controllo sulla società ed ottenerne il dovuto consenso. Questo articolo è finalizzato all'analisi del tentativo fallimentare del regime fascista di sostituire la rete tradizionale di legami culturali e sociali esistente nel Paese con un sentimento nuovo ed unitario di lealtà verso il Fascismo. L'aspetto principale che viene posto in evidenza è quello che potremmo definire come mussolinismo , ossia, la tendenza crescente da parte del regime di dipendere sulle decisioni ed iniziative personali di Mussolini, spesso in contrasto con lo spirito ideologico iniziale del Fascismo, o perfino con le concezioni politiche di altri esponenti del regime (Bottai, Balbo, Grandi). L'articolo, inoltre, esplora le ragioni, al di là di una apparente incapacità, da parte dei dissidenti all'interno della gerarchia fascista ad intraprendere una opposizione attiva ai danni di Mussolini - un'opposizione che divenne realtà solo all'ultima ora, nel luglio del 1943. Attraverso un esame (spesso critico) delle visioni e prospettive che esponenti fascisti di primo piano ebbero sulla direzione politica del regime (natura del regime, partecipazione nell'Asse, etc.), emerge un sentimento di lealtà verso il Duce di gran lunga più complesso di quello che ci si potrebbe aspettare, e della natura prevalentemente personale - in breve, una forma di lealtà che rimase non razionale ed essenzialmente tautologica alla nozione di lealtà al Fascismo stesso. Tutto questo spiega perché, durante la drammatica riunione del Gran Consiglio del Fascismo del luglio 1943, il voto contro Mussolini poteva essere concepito, nel contesto del collasso generale del regime, come un atto di ripudio totale verso il Fascismo.  相似文献   

4.
This article examines the role of the educated middle classes in the Italian socialist and syndicalist movements from 1870 to 1915. After discussing the problems of defining the educated middle classes and the intellectuals, this article looks at the role of the creative free-floating intellectuals within the socialist movement of the 1890s. The importance of positivist and 'evangelical' socialism is highlighted and illustrated through the influence of Cesare Lombroso and Edmondo De Amicis. The article then focuses on the role of Filippo Turati and the Italian Socialist Party's Socialist Parliamentary Group, which was largely composed of individuals from the educated middle classes. In this part of the article, the author evaluates the influence of the educated middle classes in the Italian Socialist Party before 1915. This article concludes with a discussion on the nature of Italian intelligentsia socialism and its influence on Gramsci. Questo articolo esamina il ruolo delle borghesie intellettuali nel movimento socialista e sindacalista in Italia tra il 1870 ed il 1915. Dopo aver preso in considerazione le problematiche inerenti alla definizione sia delle borghesie intellettuali che degli intellettuali, l'articolo dedica spazio al ruolo creativo di intellettuali indipendenti all'interno del movimento socialista negli anni intorno al 1890. Si dÀ particolare rilievo all'importanza del socialismo positivista ed 'evangelico' attraverso l'analisi del pensiero di Cesare Lombroso e di Edmondo De Amicis. Si passa, infine, a considerare il ruolo di Filippo Turati e del gruppo parlamentare del Partito socialista, il quale era principalmente composto da personalitÀ di estrazione borghese intellettuale; l'autore valuta l'importanza e l'influenza delle borghesie intellettuali nel Partito socialista, nel periodo che precede il 1915. L'articolo si conclude con un'analisi della natura dell'intellighenzia socialista italiana e della sua influenza su Gramsci.  相似文献   

5.
This is the second part of a general historiographical review of recent studies on the formation of a modern Italian nation and national identities. The review is organized chronologically, and this second part covers literature on the development of the Italian state and society from Fascism to the birth of the Republic. Si tratta della seconda parte di una articolo dedicato al tema del proceso di 'nation and state building' e modernizzazione in Italia, con particolare attenzione per i temi della costruzione della macchina statale e dell'identità nazionale. La prima parte si era soffermata sul periodo risorgimentale e sull'Italia liberale fino alla prima guerra mondiale e all'avvento del regime fascista. L'articolo tenta di ricostruire in maniera critica i nuovi contributi interpretativi di un dibattito come quello sul processo di costruzione dello stato nazionale unitario, che di recente sembra essersi riacceso, collocandoli nel solco di una tradizione storiografica sul tema, oramai consolidata. Accanto a questa, infatti, sembra farsi strada una nuova stagione di studi, molto meno ancorata al peso che per lungo tempo hanno esercitato i differenti condizionamenti ideologici. In questa seconda parte vengono analizzate le interpretazioni storiografiche, basate su nuove ricerche recentemente condotte, sul ventennio fascista e sulla nascità e lo sviluppo dell'Italia Repubblicana.  相似文献   

6.
Editorial     
This article gives a historical and geographical overview of the use of induced abortion from the time of its legalization in 1978 under Law 194. First, we focus from a quantitative perspective on the dramatic changes that have occurred in Italy over the past twenty years, including a 40 per cent drop in the number of abortions, and we offer some explanations for these changes. Second, we illustrate the life patterns that are most typical of abortion seekers in Italy and how they have changed over time: from the conjugal model, where the motive is to limit the size of the family, to the extra-marital model, spontaneous and unpredictable. Another emerging issue emphasized in our work is that of abortion seeking by foreign women; over the past few years this phenomenon has become more relevant and merits attention. Questo lavoro fornisce una panoramica spazio-temporale del ricorso all'aborto volontario a partire dalla sua legalizzazione, avvenuta con la legge 194 del 1978. In primo luogo si sofferma sulle forti modificazioni verificatisi in Italia nel corso del ventennio da un punto di vista quantitativo – il ricorso all'aborto si è infatti ridotto di circa il 40 per cento – e propone delle motivazioni a questo andamento. In secondo luogo pone l'accento sui modelli di abortività prevalenti in Italia e sui cambiamenti avvenuti nel corso del tempo: dal modello tipicamente coniugale, finalizzato a mantenere la dimensione familiare desiderata, a quello extra-coniugale, caratterizzato per la sua estemporaneità ed imprevedibilità. Un altro aspetto emergente che viene sottolineato nel lavoro è quello del ricorso all'aborto da parte di donne straniere; tale fenomeno sta assumendo in questi ultimi anni una grande rilevanza e merita di essere approfondito, al fine di delineare quali tipologie di donne necessitano di politiche di informazione e sostegno.  相似文献   

7.
Through an ethnographic analysis of the social life of three non-anthropological 'museums' in a town in south-eastern Sicily, the contours of public space and public culture are examined in a political environment marked by deeply rooted political conflicts. Local and provincial 'politics of culture', a largely overlooked dimension in traditional anthropological approaches to politics in Sicily and Italy, are analysed. The article also investigates, from a Sicilian and ethnographic point of view, a proposition that underlies many recent North American studies on museums and the politics of culture. Employing a postmodern perspective, these studies have shown the political and conflictual character of museums. They are represented as institutions in which it is possible, if not indeed necessary,for the political and social tensions that roil public space to be represented in a controlled, dialogical form. Even when placed under the gaze of postmodern analysis, therefore, the museum is still viewed as retaining its character as a 'democratic' and public forum. This article looks at what happens in the case of 'museums' where public space assumes unexpected forms, less 'solid' and, instead, radically conflictual. In questo scritto, attraverso l'analisi etnografica della vita sociale di tre musei non antropologici di una piccola città della Sicilia sudorientale, l'autore esamina la conformazione della cultura e della spazio pubblici in un contesto connotato da forte e stratificata conflittualità politica. Intende così analizzare le 'politiche della cultura' messe in atto a livello locale e provinciale, una dimensione spesso poco considerata dagli studi antropologici tradizionali sulla Sicilia e l'Italia. Cerca, in conclusione, di mettere in evidenza e criticare, da un punto di vista etnografico e siciliano, un assunto di molte recenti analisi nord americane sui musei e sulle politiche culturali. Questi studi, assumendo spesso uno sguardo postmoderno, hanno esplicitato il carattere politico e conflittuale del museo. Esso, infatti, è presentato come un'istituzione nella quale è possibile, se non proprio necessario, rappresentare in forme dialogiche e controllate le tensioni politiche e sociali che agitano lo spazio pubblico. Anche in una prospettiva postmoderna, l'istituzione museo conserva, però, il proprio carattere democratico di 'forum' pubblico. Questo scritto si chiede allora cosa accade quando lo spazio pubblico assume conformazioni inattese, meno strutturate rispetto a quelle nordamericane e radicalmente conflittuali.  相似文献   

8.
This article examines the origin, development and controversies concerning the 'Manifesto of racial scientists', the document published in July 1938 that laid the foundations for the forthcoming racial policies of the Fascist regime. The article seeks to explain Mussolini's rationale for adopting a racial ideology in the first place, and for including within this ideology such diverse (and contradictory) concepts as the 'Nordic Aryan' racial identity of Italians; the 'purity and uniqueness' of the 'Italian' race; anti-Semitism; anti-Africanism; and a 'biological' definition of race. These concepts, in general alien to traditional Italian thought, provoked a backlash among some prominent Italian scientists and Fascists of such magnitude as to throw the entire program of racial propaganda in disarray for the remainder of the regime's existence. The article also highlights the career of Dr Guido Landra, the actual author of the Manifesto, and considers the extent to which his ideas influenced the text. Questo articolo esamina l'origine, lo sviluppo e le controversie relative al Manifesto degli Scientisti Razziali. Il documento fu pubblicato nel luglio del 1938 e fornì la base ideologica per i successivi programmi razziali del regime fascista. L'articolo tenta di illustrare il motivo principale per cui Mussolini adottÒ un'ideologia razziale e incluse in tale ideologia concetti diversi e contraddittori come l'identitÀ razziale "Ariano-Nordica" degli Italiani; l'eccezionalitÀ e la pureza della razza italiana; l'antisemitismo; l'anti-Africanismo; e una definizione biologica del concetto di razza. Questi principi, che in generale sono contrari agli ideali comuni italiani, provocarono un contraccolpo, in grande scala fra molti scientisti italiani di fede fascisti e portarono il programma di propaganda razziale a uno stato di confusione per il resto dell'esistenza del regime. L'articolo esamina anche la carriera del dottor Guido Landra, il vero autore del Manifesto, e considera fino a che punto le idee di Landra influenzarono il contenuto del testo.  相似文献   

9.
While not denying Giolitti's role in opening the political process to previously excluded groups, this article describes a fundamentally conservative statesman who was deeply pessimistic about the fragility of the Italian state. Giolitti, who ran every election but one with the aim of weakening the Socialist movement, was intensely uncomfortable about governing in alliance with mass political movements. He governed more successfully from the Center-Right in alliance with conservative liberals like Luigi Luzzatti, Tommaso Tittoni, and Pietro Bertolini. He was skeptical about granting the right to vote to all males and opposed women's suffrage. He sought to limit the growth of socialism in the countryside and in the south and frankly applied different measures to various parts of the country. Finally,while never abandoning his faith in parliamentary government, Giolitti became increasingly alienated from the Chamber of Deputies produced by the suffrage reform of 1912 and the elections of 1913, 1919 and 1921. In the post-World War I period this led to a mismatch between Giolitti's progressive program and his conception of politics. Mentre non si possa negare il ruolo di Giolitti nell'allargare il processo di partecipazione politica a gruppi politici e strati sociali esclusi in precedenza, questo articolo descrive un leader politico dallo spirito fondamentalmente conservatore, il quale nutriva un profondo pessimismo circa la fragilità dello stato italiano. Giolitti, che partecipò in ogni elezione, fatta eccezione per una di esse, con l'obiettivo di indebolire il movimento socialista, trovava estremamente difficile governare attraverso alleanze con movimenti politici di massa. Questi seppe governare con maggior successo grazie a coalizioni di centro destra con liberali conservatori quali Luigi Luzzatti, Tommaso Tittoni, e Pietro Bertolini. Giolitti era scettico riguardo l'estensione del diritto di voto a tutti i cittadini di sesso maschile e si oppose all'estensione di tale diritto alle donne. Cercò di limitare la diffusione del socialismo nelle campagne così come nel Mezzogiorno e, per tal proposito, utilizzò apertamente stratagemmi di diversa natura nelle varie parti del Paese. In fine, mentre non abbandonò mai la sua fiducia verso l'istituzione parlamentare, Giolitti perse gradualmente la sua egemonia politica sulla Camera dei Deputati a causa della riforma elettorale del 1912 e delle successive elezioni del 1913, 1919 e 1921. Questo fenomeno, all'indomani del conflitto bellico, condusse ad una inaspettata contrapposizione tra il programma politico progressista di Giolitti e la sua concezione della politica.  相似文献   

10.
Résumé  Près de quatre-vingt ans se sont écoulés depuis que Lucien Febvre a pris part à la première Semaine de synthèse, consacrée à la Civilisation. Le mot et l’idée. Avec le succès du ? choc ? de Samuel Huntington et le 11 septembre 2001, l’attaque terroriste des Twin Towers, l’usage du terme s’est largement diffusé. On rencontre ainsi toujours plus fréquemment le couple de concepts: civilisation et barbarie. La civilisation est déclinée au singulier, selon un ethnocentrisme exclusif et chargé de tendances antagonistes. Aujourd’hui ce cadre de réfexion s’est non seulement compliqué mais il est devenu confus. Dès lors une clarification est indispensable. Il convient, par conséquent, de poser ce problème et de saisir le terme de ? civilisation ? entre singulier et pluriel.
Civiltà, Dal Singolare al Plurale Riflessioni attuali in occasione della traduzione italiana di Civilisation. Le Mot et l’idée (1930)
Riassunto  Sono trascorsi quasi ottanta anni, da quando Lucien Febvre ha partecipato alla prima Semaine de synthèse, su Civilisation. Le mot et l’idée. Con la fortuna dello ? shock ? di Samuel Huntington e l’11 settembre 2001, l’attacco terroristico alle Twin Towers, si è diffuso l’uso del termine. Sempre più si propone la coppia di concetti: civiltà e barbarie. E declinata, la civiltà, al singolare, secondo un etnocentrismo escludente e gravido di tendenze antagonistiche. Oggi che il quadro si è non solo complicato, ma soprattutto confuso, il chiarimento è indispensabile. è perciò da quella impostazione che occorre prendere le mosse, di comprendere la voce ? civiltà ? dal singolare al plurale.


Vittorio Dini è professore di storia del pensiero politico e direttore del dipartimento di sociologia e scienza della politica presso l’università di Salerno (via Ponte don Melillo, I-84 084 Fisciano, Salerno, dini@unisa.it). Dirige la collana ?Civiltà? presso l’editore Colonnese di Napoli e ha pubblicato, segnatamente, una edizione italiana di Condorcet, Riflessioni sulla schiavitù dei negri (Napoli, Colonnese, 2003); un saggio ?Il Mediterraneo e le civiltà. Le storie; la storia? à in corso di stampa in una miscellanea per Augusto Placanica (Soveria Mannelli, Rubbettino).  相似文献   

11.
Although Gramsci's debt to Croce is well known, most commentators simply accept his criticisms of Croce and his claim to have overcome certain lacunae in the Neapolitan's thought. This article argues that many of these criticisms misfire, and mounts a Crocean critique of Gramsci. Through a comparison of their respective views of historicism, hegemony and intellectuals, it is argued that the radical democratic and libertarian theory many post-Marxists claim to find in the Sardinian is more appropriately associated with Croce. Sebbene il debito di Gramsci verso Croce sia risaputo, molti commentatori tendono semplicemente ad accettare le critiche di Gramsci verso Croce, in particolare il primato da parte di Gramsci stesso nell'aver colmato certe lacune nel pensiero del filosofo napoletano. Questo articolo pone in rilievo che molti di queste critiche risultano essere prive di significato, ed inoltre, tende a far emergere una critica crociana di Gramsci. Dal tentativo di porre in relazione le idee di entrambi su concetti quali lo storicismo, l'egemonia, ed infine l'identitÀ degli intellettuali, si evince che la teoria libertaria e democratico-radicale che molti post-marxisti tendono ad attribuire all'intellettuale sardo, tende ad essere in buona parte il prodotto del pensiero di Croce.  相似文献   

12.
As expected and long predicted by all the surveys, Silvio Berlusconi's Casa delle LibertÀ won the Italian national elections of 13 May 2001. The four coalition partners had significantly different results. Forza Italia became the largest Italian party while both the National Alliance and the White Flower lost votes but kept almost the same number of seats as in 1996, and were anyway happy to return to the government. The Northern League shared this kind of success, but lost heavily in terms of votes – falling below the 4 per cent threshold – and seats. In spite of its five years of good government, the Olive Tree/Centre-Left coalition was defeated. This article argues that the defeat was due to three major factors. First, the Olive Tree had broken its promise of one government, one Prime Minister, one programme of reforms. Second, it forfeited the advantage of incumbency by choosing Francesco Rutelli as its prime ministerial candidate, using an opaque procedure. Third, because of the differences of opinion among the various partners, the Olive Tree/Centre-Left could not capitalize either on its systemic reforms, that is joining the Euro and the reconstruction of a viable economic system, or on its piecemeal reforms. The list led by Rutelli, the Daisy, did relatively well. The real losers were the Left Democrats who, because of their organizational decline and political confusion, plummeted to their lowest percentage ever. Now Berlusconi has the chance to prove that he can not only win the elections, but also, in spite of his immense conflict of interests, govern the country. Come atteso e da lungo tempo previsto da tutti i sondaggi, la Casa delle LibertÀ di Silvio Berlusconi ha vinto le elezioni italiane del 13 maggio 2001. I suoi quattro alleati hanno ottenuto risultati diversi. Forza Italia è diventata il più forte partito italiano, mentre sia Alleanza Nazionale che il Biancofiore hanno perduto voti, pur mantenendo all'incirca lo stesso numero di seggi rispetto al 1996, ma sono comunque felici di ritornare al governo. La Lega Nord è egualmente soddisfatta per questo, nonostante abbia perso pesantemente in termini di seggi e di voti, non raggiungendo la soglia del 4 per cento. Questo articolo indica come, nonostante i suoi cinque anni di buon governo, la coalizione Ulivo/centro-sinistra sia stata sconfitta per tre fondamentali fattori. Primo, l'Ulivo non ha saputo mantenere le promesse fatte in campagna elettorale: un governo unico e un Primo ministro per tutto il corso della legislatura, e un programma di riforme. Secondo, ha sciupato il vantaggio derivante dall'essere il governo in carica scegliendo in maniera opaca il suo candidato alla presidenza del Consiglio Francesco Rutelli. Terzo, a causa delle differenze di opinione fra i diversi alleati, l'Ulivo/centro-sinistra non ha saputo sfruttare nè le sue riforme sistemiche, come la partecipazione italiana nell'Euro e il risanamento economico, né le riforme specifiche. La Margherita, lista guidata da Rutelli, ha avuto un buon successo, mentre i Democratici di Sinistra sono i veri perdenti poichè, in preda a confusione politica e organizzativa, sono piombati al loro pi basso livello percentuale di sempre. Adesso, Berlusconi ha la possibilitÀ di provare che non è soltanto capace di vincere le elezioni, ma anche, nonostante l'immenso conflitto di interessi determinato dalla sua posizione imprenditoriale, di governare il paese.  相似文献   

13.
My purpose here is to place the thought of Carlo Cattaneo in relation to French Restoration liberalism, and I therefore consider the doctrinaire school (among others, Guizot and Cousin) and the Coppet Circle (notably, Constant, StaËl and Sismondi). A concern to render reason sovereign was perhaps shared by all in post-revolutionary Europe who were cultivating human or social science, yet there was in Guizot's concept of 'the sovereignty of reason' a spiritualist, authoritarian and anti-individualist implication. By contrast, Cattaneo wished to honour 'the truth of local facts', that is the specific attributes of all the parts of which a state consisted, and in this regard his thought is descended not from the doctrinaires but from the individualist liberalism of Constant. I also remark upon Cattaneo's debt, openly declared, to the earlier historical writings of Thierry,and therefore to the political precepts of the late id é ologue tradition. Il mio scopo è quello di porre il pensiero di Carlo Cattaneo in relazione al liberalismo francese durante il periodo della Restaurazione, e confrontarlo in particolare con l'Ecole Doctrinaire (tra gli altri, Guizot e Cousin) ed il Circolo Coppet (principalmente, Constant, StaËl e Sismondi). L'idea di rendere la ragione sovrana era forse un sentimento condiviso da molti intellettuali nell'Europa post-rivoluzionaria, specialmente in coloro che dedicavano attenzione ed interesse alle scienze umane e sociali; tuttavia, nel concetto di Guizot sulla 'sovranitÀ della ragione' era insita una componente spiritualista, autoritaria ed antindividualista. Cattaneo, diversamente, tendeva ad onorare 'la veritÀ delle realtÀ locali', ossia di tutte le caratteristiche insite negli innumerevoli elementi di cui lo stato è composto; ed in questo aspetto, il suo pensiero traeva ispirazione dal liberalismo individualista di Constant piuttosto che dai doctrinaires. Credo anche che il liberalismo di Cattaneo sia dichiaratamente debitore verso gli scritti di Thierry ed inoltre nei confronti della filosofia politica appartenente alla tradizione degli idéologues.  相似文献   

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After the collapse of its state-subsidized industries, Genoa is taking up a new role as a ‘city of culture’ capable of attracting tourists and high-tech companies alike. Part of the process of urban renovation entails the transformation of Genoa's streets and piazzas into sites for the consumption of culture. This happens, among other ways, through a proliferation of antique fairs that give chronically under- and unemployed middle-class women an opportunity for self-employment. This essay is an ethnographic exploration of how middle-class women antique dealers draw on their gendered and classed skills—especially their aesthetic sensibility and their humanistic cultural capital—to stake out a place for themselves in an urban sphere molded by a neoliberal economy of culture.

Mujeres de las ferias: el lugar de las negociantes de antigüedades en una ciudad post-industrial italiana

Después del fracaso de sus industrias subvencionadas por el Estado, Génova se trata un nuevo papel como la ‘ciudad de cultura’ capaz de atraer turistas y empresas de tecnología avanzada. Parte del proceso de renovación urbana implica la transformación de las calles y las plazas de Génova a sitios para el consumo de cultura. Se ocurre, entre otras formas, a través de una proliferación de ferias de antigüedades que da a las constantemente sub- y desempleadas mujeres de la clase media una oportunidad para volverse autónoma. Este artículo es una exploración etnográfica de cómo las negociantes de antigüedades de la clase media utilizan sus experiencias de género y clase—especialmente sus sensibilidad estética y sus capital cultural humanístico—para definir un lugar para sí mismas en una esfera urbana formada de una economía neoliberal de la cultura.  相似文献   


15.
The article posits the existence of a nexus between some language dimensions on the one hand, and the type of party system and degree of electoral volatility on the other. The first part dissects the old language of Italian politics, these days contemptuously referred to as politichese , and argues that its cryptic character can be properly understood only if seen against both the functional requirements and systemic constraints of the Italian post-war political regime in general, and the functioning of its party system in particular. The second part examines the new language that emerged in the early 1990s, the so-called gentese , and argues that its populist characteristics are linked to the disintegration of old parties which meant that a sizeable portion of the electorate was up for grabs. Other important factors were the emergence of political actors who wished to differentiate themselves from those of the past and their perception that the Italian party system was changing. Il saggio esplora alcuni dei nessi esistenti tra varie dimensioni del linguaggio politico (lessico, complessitÀ sintattica, tono) da un lato, e dimensioni politiche (tipo di sistema di partiti e grado di mobilitÀ elettorale) dall'altro. La prima parte esamina il vecchio linguaggio della politica italiana, oggi sprezzantemente definito politichese , e sostiene che il suo carattere ermetico e complesso è da collegarsi ad alcune caratteristiche del sistema politico della Prima Repubblica e al suo sistema partitico in particolare. La seconda parte esamina il nuovo linguaggio politico italiano (il cosiddetto gentese ) e sostiene che le sue caratteristiche populiste vanno collegate all'aumento della mobilitÀ elettorale registrata all'inizio degli anni 90 (dovuta anche alla disintegrazione dei partiti tradizionali) e alla percezione, largamente errata, dei nuovi attori politici che la riforma della legge elettorale avrebbe condotto necessariamente a un sistema partitico bipolare.  相似文献   

16.
The arrival of Anglo‐American forces in Naples on 1 October 1943 precipitated the structural crisis which had beset the capital of the south since its integration into the Italian nation‐state in 1860. This crisis had been masked by the reassuringly engaging ethos of napoletanità, encoded in the urban dialect and crystallized in its literary culture from Matilde Serao and Salvatore Di Giacomo onwards. The myth of napoletanità had been frozen under Fascism, but was shattered by the experience of the war years and after, and only factitiously restored under the political hegemony of the monarchist ship owner Achille Lauro during the 1950s. Young literary Americans such as John Home Burns and William Weaver, who found themselves in Naples with the occupying Allied forces, fell under its spell, while the equally young British military intelligence officer Norman Lewis maintained a detached, but sympathetic, objectivity. The older Tuscan writer, Curzio Malaparte, so provocatively transformed the image of Naples as to earn furious rejection by the city's dominant postwar political circles and by Italy's literary circles. Yet, despite brilliant attempts at restoration by the departed Neapolitan, Giuseppe Marotta, and the much‐loved actor‐playwright Eduardo De Filippo, napoletanità was systematically undermined and demolished by younger Neapolitan writers from Domenico Rea and Anna Maria Ortese to Raffaele La Capria as the city's urban fabric was transformed by appallingly irresponsible property speculators. This article focuses on the literary anthropology of Naples in the 1940s. It explores literary texts and contexts, and the way they problematize Naples as a unified subject or object. It addresses the paradoxical issue of the city's need for liberation from itself, and the time scale of a liberation that perhaps has always been and always will be in fieri.  相似文献   

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Community art is one way the stories and perceptions of typically marginalized community residents can reach a large audience, as well as one means of community development and improvement. This paper draws on the author's ethnographic research and personal experience working for two years with a community theatre programme in an impoverished, multi-ethnic neighbourhood of San Diego, California. Like many community arts programmes, Around the World in a Single Day community theatre project targeted 'at risk' teenagers. The community theatre project provides a vehicle for discussing two aspects of representation: narrative authority and the symbolic economy. The paper argues that community arts programmes can empower the self-representation of marginalized teenagers, but these representations are given meaning in the context of the representation of their neighbourhood. L'art communautaire représente un moyen de faire connître au grand public les récits et perceptions des individus marginalisés, en plus d'offrir des voies d'amélioration et de développement des communautés. Cet article s'inspire des recherches ethnographiques et expériences personnelles de l'auteur au cours d'une période de deux ans àtravailler pour un programme de théâtre communautaire dans un quartier multiculturel défavoriséde San Diego, Californie. Comme plusieurs programmes artistiques communautaires, le projet de théâtre 'Autour du Monde en un Seul Jour' visait des jeunes dits 'à risque'. Le projet de théâtre communautaire sert de tremplin pour discuter deux aspects du processus de représentation: l'autorité narrative et l'économie symbolique. Cet article soutient que les programmes artistiques communautaires peuvent habiliter l'autoreprésentation de jeunes marginalisés, mais ces images acquièrent leur sens dans le contexte des représentations du quartier. El arte comunitario es una de las vías por la cual se puede transmitir las historias y opiniones de las personas típicamente marginas de una comunidad a un público muy amplio. También constituye una manera de desarollar y mejorar una comunidad. Esta papel hace uso de las investigaciones etnográficas y las experiencias personales del autor, el cual pasó dos años trabajando con un programa de teatro comunitoario en un barrio empobrecido y multiétnico de San Diego, California. Al igual que muchos programas de arte comunitario el proyecto 'Around the World in a Single Day' (Vuelta del Mundo en un Solo Día) se dirigía a los adolescentes 'en peligro'. El proyecto de teatro comunitario facilita el debate de dos aspectos de representación: autoridad narrativa y la economía simbólica. El papel sugiere que los programas de arte comunitario tienen la capacidad de autorizar la auto-representación de adolescentes marginados, y estas representaciones tienen sentido en el contexto de la representación de su vecindad.  相似文献   

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Extending ideas of social exclusion and cultural modelling, I demonstrate that work identities of young inner-city men and women are shaped by cultural representations of the neighbourhood. I explore, in particular, the internal and external representations of culture and neighbourhoods, and the relationship between the two forms of representation. Empirical research focuses on two inner-city neighbourhoods of San Antonio, Texas. I present data from in-depth interviews with twenty-nine young Latinos and Latinas and seventeen representatives of community-based institutions. The results reveal that place is an important mechanism in the production of work identities. By considering the contingency of norms of success and marginality, the paper critiques underclass and culture-ofpoverty concepts. À partir de concepts d'exclusion sociale et de modélisation culturelle, je démontre que, pour les jeunes provenant de quartiers urbains défavorisés, les identités reliées au travail sont influencées par les représentations culturelles de leur environnement. J'examine en particulier les représentations internes et externes de culture et quartier, ainsi que la relation entre ces deux formes de représentation. Mes recherches empiriques sont axées sur deux quartiers dévaforisés de San Antonio, Texas. Je présente des données tirées d'entrevues détaillées avec vingt-neuf jeunes hommes et femmes Latinose et dix-sept représentants d'institutions communautaires. Les résultats indiquent que l'identification au lieu est un mécanisme important dans la formation d'identités reliées au travail. En examinant comment les normes de succès et de marginalité varient selon l'environne-ment, cet article questionne les concepts de sous-classe et de culture de la pauvreté. Ampliando ideas sobre exclusión social y moldeamiento cultural, demuestro que las identidades de trabajo de los jóvenes hombres y mujeres de barrios marginales son moldeadas por representaciones culturales de la vecindad. Examino, principalmente, las representaciones internas y externas de cultura y vecindades y la relación entre las dos formas de representación. La investigacion empírica tiene como enfoque dos barrios de San Antonio, Texas. Incluyo datos sacados de entrevistas largas con 29 Latinos y Latinas jóvenes y 17 representantes de instituciones basadas en la comunidad. Los resultados revelan que el lugar es un mecanismo muy importante en la producción de identidades de trabajo. Por una consideración de la contingencia de normas de éxito y marginación el papel critica ideas de clases marginadas y la cultura de pobreza.  相似文献   

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This study examines the concepts of authenticity involved in the production and consumption of tourist experiences in the East Kimberley region of northern Australia. It contrasts the notions of authenticity produced in this domain with those produced in the legal context of indigenous land claims made through the Native Title process (Native Title Act 1993) in Australia. Our aim in making this comparison is to develop a deeper understanding of how the place-images of tourism relate to the politics of land use and land tenure in the East Kimberley. Environment and Aboriginal culture are the two unique aspects of northern Australia most commonly commodified by the tourism industry. We concentrate on relationships between the tourism industry and Aboriginal culture in the East Kimberley using the term 'Aboriginal cultural tourism' to denote the packaging of Aboriginal culture for tourist consumption. We describe experiences and expectations of tourists, tourism operators and Aboriginal people from the Miriuwung and Gajerrong groups regarding Aboriginal cultural tourism. Drawing on a multi-method approach that includes interviews, field observations and survey techniques we examine how ideas of authenticity are formed and promoted and their potential for change. We then compare and contrast ideas of authentic Aboriginal culture produced within the tourism industry with those produced within a Native Title claim. Interrogated in this way, the concept of authenticity is interpreted as a socially constructed value that provides a means to understanding how Aboriginal cultural tourism and tourism more generally connects with broader spatial politics. Cette étude examine les concepts d'authenticité impliqués dans la production et consommation d'expériences touristiques dans la région de Kimberley Est, située dans le Nord de l'Australie. Elle compare les notions d'authenticité issues de ce domaine avec celle produites dans le contexte légal de revendications territoriales aborigènes, menées selon le processus de Status Aborigène (Native Title Act 1993) en Australie. Par cette comparaison, notre but dans est de développer une meilleure compréhension de la façon dont les images touristiques locales sont reliées aux débats politiques concernant la propriété et l'utilisation du sol dans la région de Kimberley Est. L'environnement et la culture aborigène sont les deux aspects uniques du Nord de l'Australie les plus couramment appropriés par l'industrie touristique. Nous nous concentrons sur les relations entre l'industrie touristique et la culture aborigène en utilisant le terme 'tourisme culturel aborigène' afin de dénoter comment la culture aborigène est présentée pour fins de consommation touristique. Nous décrivons les expériences et attentes des touristes, des guides et des aborigènes appartenant aux groupes Miriuwung et Gajerrong envers ce tourisme culturel aborigène. A partir d'une approche multiple incluant entrevues, observations de terrain et différentes techniques d'enquête, nous examinons comment s'effectue la formation et promotion du concept d'authenticité et nous analysons son potentiel de changement. Nous comparons et contrastons ensuite l'idée d'une authenticité culturelle aborigène émergeant de l'industrie touristique avec celle produite par le biais de revendication du Statut Aborigène. Dans cette approche, le concept d'authenticité est envisagé comme étant le résultat d'un processus social capable d'ouvrir des voies d'analyse sur les façons dont le tourisme culturel aborigène, et le tourisme en général, est relié à une politique de l'espace beaucoup plus large. Esta investigación examina los conceptos de autenticidad que corresponden a la producción y el consumo de experiencias turísticas en la región de East Kimberley en el norte de Australia. Compara las nociones de autenticidad producidas en este campo con aquellas producidas en el contexto legal de las reclamaciones de tierra indígena realizadas por el proceso de Título Nativo (Native Title Act 1993) en Australia. Con esta comparación pretendemos llegar a una comprensión más amplia de cómo las imágenes turísticas del lugar encajan con las políticas de uso de tierra y de tenencia de tierra en el East Kimberley. El medio ambiente y la cultura aborígena son los dos aspectos únicos del norte de Australia más frecuentemente mercanceados para el turismo. Enfocamos en la relación entre la industria turística y la cultura aborígena en el East Kimberley, utilizando el término 'turismo cultural aborígena' para indicar el empacamiento de la cultura aborígena para consumo turístico. Describimos las experiencias y las expectativas de turistas, operadores de viajes y gente aborígena de los grupos Miriuwung y Gajerrong con respecto al turismo cultural aborígena. Haciendo uso de entrevistas, observaciones del campo y encuestas analizamos cómo las ideas de autenticidad son formadas y fomentadas y su potencia para efectuar cambios. Después comparamos las ideas de lo que es la auténtica cultura aborígena generadas en la indústria turística con las ideas producidas en una reclamación de Título Nativo. Así interrogado, el concepto de autenticidad es interpretado como un valor de construcción social que nos ayuda a entender como el turismo cultural aborígena, y el turismo en general, enlaza con una política de espacio más amplia.  相似文献   

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This paper explores the internal and external landscapes of serial killers in the USA, offering a spatial perspective derived from contemporary modes of geographic theorizing. It opens by discussing the varying definitions of serial killers and their crimes. Second, it contextualizes serial killers by framing them within a culture that implicitly condones (mostly male) violence. Third, it investigates the motivations and psychological disorders that produce sadistic human beings devoid of empathy, morality or conscience. Fourth, it explores the spatiality of serial killers in six ways, including their changing rural and urban distribution; the highly gendered nature of serial killers, their victims and the spaces they frequent; the topography of race as it shapes their behaviour; the enormous spatial mobility serial killers exhibit; spaces of the body; and landscapes of fear that arise in the wake of their actions. The conclusion emphasizes the spatiality of serial killers as a significant part of their apprehension. Cet article explore les paysages internes et externes des tueurs en série aux Etats-Unis à travers une perspective spatiale dérivée des modes contemporains de théorisation géographique. Il débute par une discussion des différentes définitions des tueurs en série et leur crimes. Deuxièmement, il contextualise les tueurs en série en les situant dans une culture qui ferme généralement les yeux sur la violence, surtout la violence masculine. Troisièmement, l'article explore les motivations et désordres psychologiques qui produisent des êtres sadiques dénués d'empathie ou de conscience morale. Quatrièmement, le meurtre en série est étudié en rapport à l'espace selon les paramètres suivants: les changements dans la distribution rurale et spatiale des tueurs; le genre (masculin/féminin) des tueurs, de leurs victimes et des espaces qu'ils fréquentent; l'influence de la topographie raciale sur leur comportement; la très grande mobilité dans l'espace des tueurs en série; les espaces du corps; et les paysages de la peur qui découlent de leurs actions. La conclusion souligne comment l'utilisation de l'espace par les tueurs en série est un élément important de la peur qu'ils inspirent. Este papel explora los paisajes internos y externos de los asesinos de asesinatos en serie en los Estados Unidos, y ofrece una perspectiva espacial derivada de modos contemporáneos de teorizar de la geografía. Empieza por discutir las varias definiciones de lo que es un asesino de este tipo y sus delitos. Luego, pone en contexto a estos asesinos, colocándolos en un marco dentro de una cultura que, de forma implícita condona la violencia (por la mayor parte masculina). Y después investiga las motivaciones y los problemas psicológicos que producen seres humanos sádicos, carentes de empatía, moralidad o conciencia. Luego explora la espacialidad de los asesinos de seis modos, que incluye su cambiante distribución rural/urbana; lo importante que es gén ero en lo que se refiere a los asesinos de este tipo, a sus víctimas y a los espacios que frecuentan, la topografía de raza y el modo en que moldea su comportamiento; la enorme movilidad espacial exhibida por los asesinos seriales; espacios corporales; y paisajes de miedo de surgen como consecuencia de sus actos. La conclusión destaca la espacialidad de los asesinos que cometen una serie de asesinatos como una parte significativa de su prendimiento.  相似文献   

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